Atto di diffida dei medici di famiglia

E’ un atto di diffida e messa in mora quello divulgato questa sera dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Lombardia. Il Segretario Regionale Lombardia, la dottoressa Paola Pedrini, denuncia dunque la mancanza di protocolli chiari e mezzi di protezione idonei. Si tratta di una denuncia che pone chi di dovere di fronte alle proprie responsabilità. Già da novembre – secondo il documento – si sarebbe dovuto provvedere ad informare in modo efficace gli addetti ai lavori limitandone quindi il rischio di contagio. Numerosi i casi di medici di famiglia contagiati ed inizia ad esserci purtroppo qualche vittima. Il comunicato suona tuttavia come un ultimatum di settantadue ore per le ATS lombarde, Regione Lombardia ed il Ministero della Salute.

Atto di diffida FIMMG LOMBARDIA

Atto di diffida per mancata informazione

L’atto di diffida e messa in mora divulgato questa sera ha i connotati di un vero “diario di bordo” della situazione emergenziale che stiamo vivendo. Una nota che si aggiunge a quella dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Bergamo di venerdì che lamentava la mancanza di coordinamento. Per non parlare della lettera aperta ad ATS Bergamo scritta dai presidenti dell’Ordine dei Medici e dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo.

Atto di diffida FIMMG LOMBARDIA
La dottoressa Paola Pedrini

La dottoressa Paola Pedrini, in qualità di Segretario Regionale Lombardia del FIMMG, denuncia le gravi mancanze che hanno portato al contagio di numerosi medici di famiglia che ancora oggi non hanno un protocollo da seguire e mezzi idonei di protezione. Il documento è indirizzato al Ministero della Salute, a Regione Lombardia, alle ATS, ai Procuratori della Repubblica ed ai Prefetti di tutte le Province lombarde. Si tratta di un atto di diffida dunque che pone chi di dovere di fronte alle proprie responsabilità. Già da novembre – secondo il documento – si sarebbe dovuto provvedere ad informare in modo efficace gli addetti ai lavori limitandone quindi il rischio di contagio. Ad oggi – in piena emergenza – i medici di famiglia si ritrovano a lavorare in condizioni di alto rischio. Il comunicato suona tuttavia come un ultimatum di settantadue ore per le ATS lombarde, Regione Lombardia ed il Ministero della Salute per provvedere.

Rischio biologico da novembre

Io sottoscritta Dr.ssa Paola Pedrini (C.F. PDRPLA82A60D952S) nella mia qualità di Segretario Regionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) Lombardia, sindacato rappresentativo dei medici di medicina generale (assistenza primaria, continuità assistenziale, medicina dei servizi ed emergenza territoriale)

Faccio presente quanto segue:

• Il Ministro della Salute e la Regione Lombardia, nonostante le notizie internazionali che, fin dalla fine del mese di Novembre 2019, evidenziavano un rischio biologico per l’intera popolazione mondiale e la presenza, in Regione Lombardia, di tre aeroporti internazionali non hanno predisposto alcun piano dei rischi, alcuna sorveglianza sanitaria all’accesso agli ospedali e non ha previsto un protocollo di sicurezza per l’acquisto di dispositivi di protezione idonei a scongiurare la propagazione del rischio biologico attraverso i suoi sanitari. Nonostante quest’obbligo di valutazione del rischio biologico sia chiaramente indicato anche nell’art. 271 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81. L’obbligo di valutazione della condizione di rischio e, per conseguenza, l’anticipazione delle misure necessarie per affrontarlo erano chiaramente indicate anche dalle Organizzazioni Internazionali, prime tra tutte l’OMS.

Senza coordinamento e dispositivi di protezione

• Non solo, non risultano inviate ai medici ed alle loro organizzazioni alcun protocollo e/o elenco di dispositivi medici idonei a proteggere dal rischio i medici e il personale di studio ove presente in una situazione di pandemia.

• I medici di medicina generale sono qualificati come presidi del servizio sanitario nazionale come indicato dall’art. 1 della Legge 833/78 (Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale e leggi speciali successive). E’ compito del servizio sanitario e delle aziende sanitarie territoriali assicurare il collegamento ed il coordinamento con le attività e con gli interventi di tutti gli altri organi, centri, istituzioni e servizi, che svolgono nel settore sociale attività comunque incidenti sullo stato di salute degli individui e della collettività. L’art. 22 del DPR 28 luglio 2000, n. 270 qualifica lo studio di assistenza primaria un presidio del Servizio sanitario nazionale e al quale concorre, quale bene strumentale e professionale del medico. In tal senso, la distinzione tra medici dipendenti e convenzionati, doveva essere superata dall’obiettivo di tutela non del singolo paziente ma dell’intera collettività, perseguita attraverso il coordinamento dei servizi facenti parte del servizio sanitario nazionale.

• Tali mancanze hanno fatto in modo che i medici tutti si trovassero ad affrontare un rischio catastrofico senza misure di sicurezza adeguate, trovandosi nella condizione di essere involontari potenziali vettori dell’infezione con caratteristiche prime inedite.

Negati controlli per addetti asintomatici

• Fin dall’inizio dell’epidemia, i medici segnalarono alle Ats di competenza di essere venuti a contatto con pazienti potenzialmente infetti e richiesero un test di controllo dell’avvenuto contagio. Ancora oggi le Ats lo rifiutano fino alla manifestazione della sintomatologia ed, anzi, molti medici nonostante la malattia manifesta sono sottoposti a test dopo molti giorni per assenza di tamponi.

• Senza entrare nel merito, nella situazione epidemiologica attuale, della opportunità e dell’estensione dell’effettuazione dei tamponi, agli operatori sanitari tale verifica è stata negata anche nelle fasi iniziali, nelle quali poteva avere un’importante funzione profilattica. Si consideri che in tale fase venivano eseguiti controlli a tappeto su personalità politiche e amministrative. Questi ritardi comportano il rischio che pazienti, famigliari e/o colleghi di lavoro siano infettati senza che alcuno provveda al loro isolamento.

• Se ciò non bastasse, nonostante tali rischi fossero stati segnalati ripetutamente e insistentemente sia da organizzazioni sindacali, ordini dei medici e singoli medici, ancora oggi non sono state fornite protezioni adeguate a fronteggiare il rischio, ove si eccettuino risibili quantità di mascherine chirurgiche monouso del tutto insufficienti a far fronte anche in minima parte alle esigenze.

Atto di diffida e ultimatum di 72 ore

Con la presente DIFFIDO le Aziende di Tutela della Salute della Lombardia, la Regione Lombardia nonché il Ministero della Salute a provvedere, entro 72 ore dal ricevimento della presente a:

• provvedere all’immediata erogazione a tutti i medici di medicina generale e medici di continuità assistenziale, di kit completi ed in numero adeguato di dispositivi di protezione di qualità idonea a contenere sia il rischio di contrarre il virus che di esporre la popolazione ad involontario contagio.

• provvedere, nello stesso tempo, a sottoporre tutti i medici, infermieri e personale di studio e, nel caso di positività, famigliari e conviventi ad adeguato test di valutazione dell’avvenuto contagio.

• concordare con le OO.SS. rappresentative di categoria le modalità di arruolamento dei professionisti, di organizzazione e di operatività delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA). Si fa presente, che i medici non opereranno e non potranno proseguire senza idonei dispositivi di protezione e senza protocolli predefiniti. Ritengo, fin da ora, i destinatari della presente responsabili dei danni che il sopra richiamato comportamento omissivo ha prodotto agli operatori sanitari e alla popolazione.

E’ nostro compito assistere la popolazione rispettando il dettato deontologico del dovere di protezione nei confronti dei cittadini che serviamo e che vogliamo servire, soprattutto in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Ma per farlo dobbiamo essere, prima di tutti, protetti per non divenire noi stessi fonte di contagio.

Distinti saluti

DR.SSA PAOLA PEDRINI

SEGRETARIO GENERALE FIMMG LOMBARDIA