Memorie, la signora Carla

OIn occasione del XXV Aprile vi proponiamo le memorie della signora Carla. Sono testimonianze che raccontano la vita vissuta. Un conto è conoscere la storia ed i suoi avvenimenti, un altro è calarsi nel vivere vero e quotidiano della gente comune. Scoprire ed ascoltare le vicende di tutti i giorni in particolari momenti storici arrivando fino a sentirsi dentro ai racconti.

La signora Carla Ginammi con il figlio Ivo Perego

La signora Carla c’era il 26 Aprile

Classe 1929, la signora Carla Ginammi compirà 90 anni a giugno. Con una memoria ferrea e la mente lucida racconta la vita quotidiana tra Pontida e Cisano. Già testimone nel nostro focus sulla terribile frana di Fontanafredda nel 1957 oggi ci racconta i suoi ricordi di quel tragico 26 aprile 1945. «A Pontida la sede del Fascio era dietro al comune: se sbagliavi a parlare ti portavano dentro e ti facevano bere l’olio di ricino» ricorda la signora Carla. «Quando però arrivò la notizia che il regime era stato sconfitto andammo tutti alla sede del Fascio e gettammo via tutto, era una festa, eravamo contenti». Rimane però indelebile il ricordo di quel maledetto 26 aprile 1945 in cui vennero trucidati dieci giovani vite.

Il racconto

“Ricordo però quel 26 aprile, eccome se lo ricordo. Io e una mia amica eravamo in attesa che aprisse il negozio alle tre del pomeriggio. Eravamo lì con il pentolino ed il cucchiaino per comprare la marmellata” ci racconta come rivivendo quelle ore. “Dovevi acquistarla con la tessera allora. Arrivò una colonna di tedeschi e fascisti in fuga. Vidi quei ragazzi giovanissimi di Cisano cadere uno a uno. Uccisero anche un uomo di Villa d’Adda che era solito passare per chiedere la carità” ricorda la signora Carla che non ha mai dimenticato l’orrore di quel giorno. “Portarono i corpi di quei poveri ragazzi nella chiesetta di Sant’Anna in Contrada. Si vedeva il rivolo di sangue uscire sulla strada. Fu uno strazio”. In quella giornata anche lei rischiò la vita. Si era affacciata alla finestra e fece appena in tempo a ritrarsi prima che una scarica di mitragliatrice raggiunse il muro della casa. “Venne poi il Comi di Cisano con il carretto per portare i corpi dei ragazzi a casa, dalle loro famiglie. A me andò bene, ma una ragazza a Villasola venne uccisa proprio mentre era affacciata alla finestra”.