Via XXVI Aprile, l’orrore della guerra a Cisano

A Cisano c’è la Via XXVI Aprile. Qualcuno quindi potrebbe pensare ad un errore di stampa considerato che nella stragrande maggioranza dei Comuni italiani non manca la via XXV Aprile a ricordo della Liberazione. Tuttavia nella storia di Cisano Bergamasco il 26 aprile del 1945 è una data dolorosa ed impressa nella memoria. I funerali di don Angelo Arrigoni e la drammatica morte di dieci giovani trucidati dai nazifascisti sconvolsero i cisanesi ed i caprinesi. Da giorni si vedevano passare le camionette dei fascisti e dei tedeschi che battevano in ritirata diretti in Svizzera.

I funerali di don Angelo Arrigoni il 26 aprile 1945

Via XXVI Aprile, dolore e sgomento

La mattina del 26 aprile 1945, mentre a Caprino Bergamasco davano sepoltura alla salma di don Angelo Arrigoni, arrivò al tenente Tino Facchini della Brigata Albenza il messaggio che lo avvertiva del passaggio di una colonna di tre o quattro mezzi di tedeschi e fascisti in ritirata diretti in Svizzera. L’ordine era quello di procedere al loro arresto. Tuttavia giunse una carovana di mezzi e questo spiazzò i partigiani. Accanto a coloro che parteciparono all’operazione c’erano anche ragazzi giovanissimi che facevano da messaggeri e portavano loro le munizioni. Quel giorno fu una carneficina. Dieci ragazzi, nove di Cisano Bergamasco e uno di Caprino Bergamasco furono trucidati. Molti di loro la mattina erano al funerale di don Angelo, la sera furono riportati alle loro famiglie esamini. Dolore che si aggiungeva ad altro dolore quando ormai si pensava che la guerra fosse finita ed i nemici sconfitti. Preziosa e toccante la testimonianza della signora Carla Ginammi che in quei giorni era poco più che una ragazzina.

La resa iniziale dei tedeschi

La Brigata Albenza, che dipendeva dal comando partigiano di Bergamo, agiva a Cisano e dintorni ed era comandata dal Maggiore dell’Aviazione Pietro Rolla. Tuttavia per tutto il tempo del conflitti continuò a svolgere la sua attività di farmacista in paese senza mai destare sospetti di fascisti e tedeschi. Fu scelta quindi una zona poco abitata in cui organizzare l’arresto per evitare inutili vittime in caso di combattimento. Ossia il tratto provinciale tra Pontida e la prima curva di Caprino. Cinque partigiani, tra cui il sergente maggiore Giovanni Ravasio, che nel dopoguerra divenne poi sindaco a Cisano, bloccarono la strada con un camion senza telone munito di mitragliatrice. Circa venti partigiani e 400 persone venute da ogni dove per assistere alla scena. Al sopraggiungere dei mezzi però ci si accorge che si tratta di una lunga colonna di auto e camionette e non di pochi elementi. Dopo un breve confronto tra il tenente della Brigata Albenza ed il capo tedesco quest’ultimo – con i suoi 130 uomini – decise per la resa. Infatti se anche avessero vinto questa pattuglia partigiana di sicuro avrebbero trovato, lungo la strada per la Svizzera, altre pattuglie più numerose e meglio equipaggiate che li avrebbero decimati.

Il vile attacco dei fascisti

I fascisti sventolarono bandiera bianca e chiesero di parlamentare, ma mentre si svolgevano le trattative  alcuni di loro cominciarono a sparare contro i partigiani ferendone alcuni ed uccidendone altri. Cercarono di liberare i tedeschi che erano stati radunati nel cortile del Consorzio Agricolo sotto la sorveglianza di tre partigiani, tra cui Alfredo Papini. I tedeschi però non accettarono la proposta dei fascisti di fuggire insieme. Nel frattempo i fascisti si rimisero in marcia e compirono altri massacri lungo la strada. A Villasola spararono verso le case e una ragazza rimase uccisa. Alla sera si contarono dieci morti, nove cisanesi ed un caprinese. Una settimana davvero dolorosa per le comunità di Cisano e Caprino Bergamasco.

I funerali delle giovani vittime del 26 aprile 1945